venerdì 30 ottobre 2009

Spaghetti alla puttanesca

Questo è un famosissimo piatto della tradizione napoletana: gustoso, semplice e molto veloce da preparare. Trovo molto "intrigante" la storia di come nacque questo profumatissimo piatto. Su internet ho trovato un articolodi Annarita Cuomo che la descrive molto bene, vi riporto qui lo scorcio che ci interessa.




Il "Sugo alla Puttanesca" è nato... ovviamente dalla fantasia di un ischitano. Fu infatti l'architetto Sandro Petti, ai fornelli del suo "Rancio Fellone", una sera di normale routine culinaria, di un'estate qualunque dell'inizio degli anni '50, a inventare il "Sugo alla Puttanesca", utilizzando quei prodotti freschi dei nostri orti, che tutti hanno normalmente in dispensa. E' lo stesso architetto Sandro Petti a raccontarcelo: "Quella sera di tanti anni fa, era molto tardi, ai tavoli del locale sedettero un gruppo di amici veramente affamati... io avevo finito tutto, e li avvisai: "Mi dispiace non ho più nulla in cucina, non posso preparavi niente". Ma loro insistettero e mi esortarono dicendo: "Ma dai Sandro, è tardi ed abbiamo fame, dove vuoi che andiamo... facci una puttanata qualsiasi". La "puttanata qualsiasi" che l'ecclettico Sandro Petti (che in cucina è un autentico mago) portò in tavola di lì a poco, era proprio un fumante piatto di "Spaghetti alla Puttanesca" (solo che ancora non erano stati battezzati tali)... una pietanza che da quella famosa sera, divenne un must della tradizioni culinaria dei ristoranti non solo ischitani, ma addirittura di tutto il mondo. "In cucina avevo solo quattro pummarorelle, due olive, qualche cappero - si schermisce l'architetto - e con quelle preparai il sugo per gli spaghetti". Una vera genialata, introdotta tra i primi piatti del Rancio Fellone e inserita di diritto nel menù esposto al pubblico: "Solo che non potevo certo chiamarli Spaghetti alla Puttanata... non era carino. Così li ho chiamati alla Puttanesca" spiega Petti. Ma in merito a questa storia, c'è anche uno spassoso aneddoto, che ci ha raccontato sempre Sandro Petti: "Un giorno il Vescovo Ernesto De Laurentiis mi mandò a chiamare... voleva incontrarmi con somma urgenza. Io proprio non riuscivo a capire cosa il Vescovo volesse da me. Quando mi recai da lui, mi dovetti sorbire un predicozzo lunghissimo, una tiritera che non finiva più. Ma proprio non ne capivo la motivazione... anche perché il Vescovo restava nel vago e non andava diritto al motivo del nostro incontro. Solo alla fine mi disse: "Il Menù che hai esposto fuori al tuo locale... non è degno di te". Per stringere insomma, il Vescovo De Laurentiis aveva saputo del termine Puttanesca scritto sul menù esposto fuori al locale, e ne era rimasto sconvolto... al punto da rimproverarmi aspramente". A suffragare la tesi del nostro amico Sandro Petti, ci pensa l'esperta gastronoma Jeanne Caròla Francesconi, che nel suo libro "La Cucina Napoletana" (volume che raccoglie i piatti tipici e le ricette tradizionali, divenuto un classico della letteratura culinaria partenopea) racconta proprio della nascita dei "Vermicelli alla Puttanesca", in verità attribuendone l'invenzione ad uno zio di Sandro Petti, il grandissimo ed indimenticato Eduardo Maria Colucci (un ischitano davvero speciale): "Non so come la Francesconi sia venuta in possesso di questa notizia, ma comunque fui io e non mio zio a preparare per la prima volta quel sugo... diventato poi alla puttanesca". La Francesconi scrive: "VERMICELLI ALLA PUTTANESCA: questi maccheroni si chiamavano alla marinara. Ma subito dopo la seconda guerra mondiale, a Ischia, il pittore Eduardo Colucci, non so come né perché, li ribattezzò con il nome con cui oggi è generalmente conosciuto. Colucci, che viveva per gli amici, d'estate abitava a Punta Mulino - in quel tempo uno degli angoli più pittoreschi di Ischia - in una rustica e minuscola costruzione; camera con cucinino e un terrazzo in mezzo al quale si innalzava un albero di ulivo. Oltre ai consueti più intimi amici, sfilavano sulla sua terrazza le più svariate personalità italiane e straniere. E lui, dopo aver offerto come aperitivo un fresco e genuino vinello d'Ischia, improvvisava spesso una cenetta a base di questi maccheroni che erano la sua specialità". 

Due paroline sugli ingredienti. Gli ingredienti, per preparare un buon piatto, dovrebbero essere sempre "al top", ciò è particolarmente vero quando si preparano piatti molto semplici come questo. Per chi abita a Napoli sarà abbastanza agevole reperire i pomodori del "piennolo" (cliccate qui) e le olive nere di Gaeta; per gli altri ci si dovrà "arrangiare" con pomodorini o pelati ed altro tipo di olive nere. Mi raccomando, anche l'olio dovrà essere di qualità!

Ingredienti
1/2 Kg di spaghetti (linguine o vermicelli sottili)
1/2 Kg di pelati (o pomodorini del piennolo)

(in realtà ci vorrebbe giusto una manciata di pomodorini per dare un "tocco" di colore, ma se sgocciolate la pelata dalla sua acqua di vegetazione vedrete che essa si ridurrà già di molto)
1 spicchio di aglio
1,5 dl di olio evo
100 gr di olive nere (possibilmente) di Gaeta
50 gr di capperi dissalati
sale
prezzemolo

Procedimento
In una padella molto larga, soffriggete l'olio con l'aglio, aggiungete i pomodori a pezzi, le olive private del nocciolo ed i capperi. Fate restringere un pò il sugo a fuoco vivace (giusto il tempo d cuocere la pasta), aggiustate di sale (non esagerate perchè ci sono i capperi che sono già molto saporiti) ed, a cottura quasi ultimata, il prezzemolo.
Scolate la pasta al dente, passatela  giusto un attimo nella padella col sugo e servite guarnendo con foglioline di prezzemolo.

Aforisma di proverbio napoletano: Chi ha avuto, ha avuto, e chi ha rat, ha rat.  (Chi ha avuto, ha avuto, e chi ha dato, ha dato).


8 commenti:

  1. Allora Mici' i pelati sono i miei, le olive di Gaeta riesco a trovarle, l'olio è il mio, gli spaghetti di un'azienda della mia zona, i capperi non sono un problema ...... te la copiooooooooo!!!!!!!!!!!
    Smakkete!!!!

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  2. hai visto su,micio!!
    è arrivato 'o fenomeno!!!!ahahahahahah.........
    tutti prodotti di qualità c'ha lei!!
    chabett.....t'ho beccato!!!!!!

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  3. dau, me sà che sta chabb è na fanatica pure lei!! ahahahhahahaha

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  4. potevi almeno dire che l'articolo è il mio
    Annarita Cuomo

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  5. Cara Annarita, ho scritto questo articolo nel lontano 2009......... mi spiace di non aver citato l'autore di quell'articolo così bello.... Probabilmente non ricordavo più dove avessi letto la notizia. Ora che me lo hai fatto notare, però, inserisco molto volentieri il nome dell'autore ed anche il link del tuo blog. Grazie per aver condiviso con noi questo tuo sapere.

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  6. ti ringrazio, l'articolo non lo trovi nel blog, perchè è stato per il giornale locale dove scrivo e lavoro. mi fa davvero piacere se mi citi. grazie
    A.

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  7. Non devi ringraziare, per me è un piacere leggere ciò che scrivi e citare chi scrive così bene è un dovere oltre che un piacere ;-)

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  8. a proposito, ti sei accorta che 'indirizzo del blog è mutato? Come mai mi scrivi ancora di qua?
    ..... ti aspetto nel nuovo sito ;-)

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