sabato 16 gennaio 2010

Focaccia simil pugliese di Larapom

Erano almeno due o tre anni che volevo sperimentare questa ricetta.... e due o tre-mila.... sono i lievitati della mia amica "Chabba" che ho in lista da provare. Oggi però non ho potuto proprio esimermi dal prepararla... non mi mancava proprio nulla: tempo, pomodorini, origano..... tutto ok. La cosa che mi ha attratta di più di questa ricetta è il piccolo quantitativo di lievito che, come è noto, più è presente negli impasti più rende il tutto pesante e poco digeribile. La ricetta originale è stata da me leggermente rifinita ed arricchita di particolari affinchè tutti ne possano godere: il risultato è stato una focaccia saporita, digeribile e ben lievitata.




Ingredienti
400 gr. di semola rimacinata di grano duro (proteine 13,50 %)
100 gr. farina 00
370 ml di acqua tiepida come le vostre mani
(per il quantitativo di acqua bisognerà regolarsi: possibile che ce ne voglia di più o di meno a seconda del tipo di farina che si ha a disposizione)
5 gr. di lievito di birra (sappiate che 1/4 di cubetto sono 6,25 gr)
dai 2 ai 4 cucchiai di olio evo (oppure 1,5 di strutto)
1 cucchiaino di zucchero o miele
1 cucchiaio raso di sale fino.

Per la farcia
20 pomodorini del piennolo (o similari)
60 ml di olio
60 ml di acqua
origano q.b.
1/2 cucchiaino di sale

Procedimento
In una zuppiera (oppure - meglio - nella ciotola del robot) sciogliete il lievito in un pochino di acqua, aggiungete un pò di farina ed impastate. Aggiungete lo zucchero, la farina restante e l'acqua un pò per volta. Quando avrete consumato circa la metà dell'acqua aggiungete l'olio ed il sale e continuate ad impastare aggiungendo l'acqua. Alla fine l'impasto dovrà essere molle e colloso e si staccherà alle pareti della ciotola (se avrete usato il robot, l'impasto si attaccherà alla spirale impastatrice del robot). Prendete uno stampo rettangolare (30 x 40): di sicuro avete un trittico di lasagnere di varie dimensioni... prendete quella grande. Ungetela, versateci l'impasto al centro e, con la punta delle dita allargatelo dal centro verso l'esterno fino a livellarlo tutto. Avvolgete nella pellicola e chiudete il tutto in una busta della spesa annodata. Lasciate lievitare fino al raddoppio (circa 2 ore). Nel frattempo tagliate ametà i pomodorini (ovviamente io uso quelli del "piennolo" perchè non rilasciano acqua e sono più saporiti, ma voi potete usare quelli che vi sembrano più idonei al caso). Fate una miscela con 60 ml di olio evo, 60 ml di acqua e 1/2 cucchiaino di sale. Trascorso il tempo, affondate i mezzi pomodorini nell'impasto (anche se la pasta tenderà a sgonfiarsi non vi preoccupate), 


richiudete nella pellicola e poi nella busta della spesa come avete fatto la prima volta. Lasciate lievitare ancora 1,5 - 2 ore. 



Se occorresse rifate i buchi sulla pasta con le dita, bagnate la superficie con la miscela di acqua, sale e olio preparata in precedenza (NON lesinate), date una spolverata di sale e di origano ed infornate (una tacca sotto la metà) a 220°/250° per 10 min., abbassate a 200° e completate la cottura per altri 20 min.  circa fino a quando sarà bella dorata. Appena sfornata, togliete subito la focaccia dalla teglia altrimenti inumidirà.




Alternative per i condimenti: sale, olio e rosmarino; sostituire i pomodorini con le olive; farcire la focaccia con i salumi........ 
Perle di saggezza partenopea: "Ricette 'o pappece a' noce: damme tiempe ca te sportose " (Disse il verme alla noce: dammi il tempo che riuscirò a bucarti)

venerdì 15 gennaio 2010

PIF.............. non vi affollate....


Rispondendo al pif di Francy, che voi ben conoscete, del blog Pentole e allegria, mi sono aggiudicata a mia volta l'onere e l'onore di questo Pif che a mia volta vorrei donare ad altre tre splendide amiche di blog......... A tale scopo, alle prime tre che commenteranno questo post dovrò spedire,  con immenso piacere, entro un anno qualcosa che avrò confezionato con le mie manine....non dovrà essere necessariamente una cosa culinaria. Sarà un'avventura divertente e stimolante che spero accoglierete con altrettanto entusiasmo anche voi. Siete pronte?.... Uno, due, tre........... si parteeeeeeeeeee!! 
S-Biauuuuu...............

Carciofi alla romana con istruzioni

Viste le molteplici qualità benefiche di questo ortaggio, è d'uopo riportare qui di seguito almeno alcune delle sue caratteristiche.
I carciofi sono utili nei disturbi di origine epatica e renale prevenendo la formazione dei calcoli. Favoriscono l'abbassamento del colesterolo (specie se consumati crudi), dell'azotemia, dell'acido urico e dell'urea. E' diuretico, drenante, antiossidante, ad alto contenuto di ferro,  ed è utile nelle diete dimagranti in quanto conferisce un senso di sazietà ed ha un basso contenuto di calorie (per 100 gr. abbiamo soltanto 22 calorie).

Come acquistarli
devono essere sodi e senza macchie. Preferite quelli più piccoli con le punte più chiuse (se piegate una foglia dovrà "scrocchiare"). Il gambo deve essere duro e senza parti molli o ingiallite; se ha ancora le foglie attaccate, controllate che siano fresche.

Conservazione
Se sono molto freschi ed hanno il gambo lungo (perciò non fateli tagliare troppo quando li acquistate) potete conservarli immersi nell'acqua come fate con i fiori. Se li conservate in frigo, togliete le foglie esterne più dure ed il gambo, lavateli ed asciugateli bene, metteteli in un sacchetto di plastica o in un contenitore ermetico: si conserverenno per almeno 5-6 gg. Se li volete congelare, puliteli e sbollentateli in acqua acidulata con il limone, lasciateli raffreddare e poi sistemeteli nei contenitori appositi.

Cottura
Orientativamente posso dirvi che i carciofi trifolati cuociono in 15/20 min. mentre bolliti impiegano circa 20/30 min.

Ingredienti
4 carciofi (possibilmente le mammole)
1 dl di olio evo
 1 spicchio di aglio
sale q.b.
2 cucchai di mentuccia (possibilmente romana) e prezzemolo tritati
1,5 cucchiai di pan grattato
un pò di vino bianco

Procedimento

Visto che molti mi chiedono come si puliscono i carciofi, mi cimenterò nella spiegazione della mondatura aiutandomi con le foto passo passo, sperando di riuscire nell'impresa (che è più ardua nel dirla che non nel farla).

Diamo una scicquata sotto l'acqua corrente ai carciofi.Togliamo le foglie esterne più dure, tagliamo i gambi lasciandone 4-5 cm attaccati al carciofo.


Il gambo restante pulitelo dalla parte esterna lasciandone soltanto "il cuore" tenero. 
Tagliate la cima delle foglie (ai 2/3 di altezza) per pareggiare la punta del carciofo ed eliminate tutta la parte più dura ed esterna del gambo e della base del carciofo. 


Allargate le foglie in modo da poter asportare, con un coltellino affilato ed appuntito, la eventuale barba dal centro.

Questa operazione risulta più semplice quando dovete fare i carciofi trifolati in quanto in questo caso dovrete tagliare in quattro il carciofo. Il carciofo del tipo "mammola" però non dovrebbe avere barba, è senza spine, è bello rotondo e tenero (adatto per essere cucinato alla romana ed alla giudia).
Generalmente si usa immergere i carciofi puliti in acqua acidulata con il limone fino al momento della cottura (per evitare che anneriscano) ma, per mia esperienza personale posso dirvi che se li cucinate subito ciò non è necessario. 

Proseguiamo:

tritate l'aglio, con la mentuccia ed il prezzemolo, aggiungete il pan grattato, un filino di olio ed un pò di sale. Riempite la cavità centrale del carciofo con questo composto e sistemate i carciofi in una casseruola all'impiedi ma a testa in giù


riemipiendo i vuoti del tegame con i cuori dei gambi che avevate pulito all'inizio. Bagnate con l'olio restante ed aggiungete acqua e vino bianco fino a meno della metà della testa dei carciofi, salate e coprite con un foglio di carta da cucina bagnato e strizzato. 


Incoperchiate e lasciate cuocere 20-30 min. Serviteli cospargendo col sughetto.

Saggezza napoletana: 'A lucerna senza uoglie se stuta  - La lucerna senza olio si spegne - (Per dire che i sentimenti vanno alimentati).



giovedì 14 gennaio 2010

La frutta esotica come sceglierla e prepararla

Fonte delle notizie che mi accingo a condividere con voi è il periodico "Altroconsumo"
La frutta esotica è controllata al pari della nostra.

Noce di Cocco
Come scegliere: l'involucro deve essere duro e senza crepe. Non deve perdere liquido ed i tre "occhietti" devono essere scuri, puliti e privi di muffa. Scuotetelo: dovrete sentire una certa quantità d'acqua al suo interno. La polpa deve essere candida!

Come conservarlo: una volta aperto, la polpa va tenuta in frigo immersa nel suo succo. 
Sostanze nutritive: il cocco è un alimento molto energetico (351 calorie per 100 gr), è ricco di grassi (36%) soprattutto saturi (31%).

Mango
Come sceglierlo: Essendoci tante varietà di questo frutto, potremo trovarne di più o meno grossi, colorati o ovali. La buccia è di colore verde, che vira al giallo -rosso quando giunge a maturazione. La polpa invece è di colore giallo-arancione e può essere fibrosa. E' molto difficile sceglierlo maturo perchè a volte il suo colore può trarre in inganno. Deve essere però morbido al tocco e profumato e non deve avere macchie sulla buccia. Per capire se è al punto giusto di maturazione, premere intorno al picciolo per verificare che la polpa sia morbida. Quando è ancora acerbo è molto duro e fibroso: lasciatelo maturare a contatto con delle mele (ne accelera il processo). 
Come si taglia: tagliatelo in due per la lunghezza restando laterali al nocciolo, sbucciatelo e poi tagliate la polpa a losanghe.

Come conservarlo: il frutto matura ulteriormente se tenuto a temperatura ambiente in una stanza per qualche giorno.
Sostanze nutritive: molto ricco di vitamina A e C.      


Ananas
Come sceglierlo: purtroppo, anche se dovrebbe maturare sulla pianta, arriva da noi acerbo in quanto è un frutto che soffre il trasporto. Per sceglierlo maturo usiamo l'olfatto - deve avere un profumo dolce - e la vista: la buccia deve virare sempre più al giallo. Controlliamo che non vi siano ammaccature, parti molli e marroni. Un trucco per capire se l'ananas è maturo è quello di staccare una delle foglie centrali. Deve venire via facilmente.

Come conservarlo: Chiuso, si mantiene a temperatura ambiente. Una volta aperto, in frigo per circa una settimana.
Sostanze nutritive: Fornisce poche calorie (principalmente zuccheri). Ha un buon contenuto di vit. C (una porzione fornisce quasi metà dell'apporto giornaliero raccomandato). Discreto anche il contenuto di potassio. La bromelina, un enzima contenuto nel frutto, serve a facilitare la digestione.

Passion fruit
Molto aromatico e profumato, il frutto della passione si "beve". Si presenta come un piccolo uovo con la scorza dura e marroncina. La maturazione si riconosce dalla scorza, che deve essere leggermente "spiegazzata" e dalla polpa, che deve essere  giallo-arancione. Il frutto è costituito principalmente da tanti semini neri cui è attaccata la polpa. Si consuma preferibilmente frullato, dopo aver filtrato i semi o al naturale, prendendo la polpa con un cucchiaino.

Papaya
Ottimo tagliato a fettine o in macedonia con una spruzzata di lime o limone. La Papaya matura ha la buccia completamente gialla, il frutto deve essere leggermente tenero. Più la buccia è gialla, magari con qualche puntino nero, più è matura. La polpa all'interno deve essere morbida, arancione, dolce e profumata. Se è verde, va lasciata maturare. Per affettarla: si taglia in due, si eliminano i semini neri scavando con un cucchiaio, si pela la buccia, si rovescia e si affetta. La papaya contiene molta acqua e vitamine.

domenica 10 gennaio 2010

Come scegliere il salmone affumicato

Durante le feste natalizie, ma non solo, spesso utilizziamo a tutto campo questo delizioso pesce. Non sempre però siamo bravi a riconoscerne le caratteristiche. Le notizie che vi riassumo qui di seguito le ho reperite dal mensile "Altroconsumo".
Il salmone affumicato denominato: dell'Atlantico, norvegese, scozzese........ non è più lavorato con i sistemi tradizionali ma con tecniche moderne che non prevedono il diretto contatto con il fumo che potrebbe contenere sostanze nocive. Occorre sapere che il salmone nasce bianco e che il suo colore è dovuto sostanzialmente alla sua dieta. La qualità del pesce non dipende tanto dalla intensità del colore quanto dalla sua omogeneità: più che badare al suo colore (dato anche dall'aggiunta di coloranti nel nutrimento degli animali di allevamento), facciamo attenzione che non presenti tracce di sangue o macchie scure (dovute ad una macellazione poco accurata). Allora come dobbiamo scegliere?
1) Scegliete la confezione con la data più lontana possibile (il salmone andrebbe consumato entro 3-4 settimane, ma in mancanza di una legge specifica, i tempi di conservazione indicati dai produttori sono molto più lunghi. Ciò favorisce la diffusione di problemi igienici).
2) Deve essere conservato nella zone più fredda del frigo ad una temperatura max di 4°.
3) Non mettete il salmone in freezer in quanto è molto probabile che dal momento della pesca sino all'arrivo al supermercato il prodotto sia già stato più volte congelato e scongelato (perciò evitiamo di farlo una volta in più!!).
4) Una volta aperto l'imballaggio (fatelo circa 1 ora prima di servirlo in tavola) consumatelo rapidamente.
5) Non lasciatelo troppo tempo fuori dal frigo: dopo un paio d'ore cresce il rischio che la carne secchi e subisca problemi di ossidazione.


Il pane integrale come un dolce




Questo è uno dei tanti pani che prepara la mia amica Anna Maria. E' un pane molto buono, pur essendo integrale, che ci conforta con tutto il suo profumo e che trovo adattissimo (oltre che salutare) anche per la merenda o la colazione.

Ingredienti
1/2 Kg di farina integrale (meglio se mista)
1/2 Kg di farina di segale
un pò di crusca o cereali frantumati da spolverare sulla superficie
250 gr di prugne secche denocciolate e tagliate a metà
250 gr di gherigli di noci tagliati a metà
1 panetto di lievito di birra
4 cucchiaini di sale
acqua calda

Procedimento
In una ciotola sciogliete in un pò di acqua calda il lievito e poi aggiungete parte delle farine, i gherigli di noce, le prugne, il sale,

 il resto della farina ed ancora acqua calda 

fino ad amalgamare il tutto. Spolverate di farina, incidete a croce con un coltello affilato e lasciate lievitare circa 1 ora coperto con un canovaccio.

 Trascorso il tempo rovesciate l'impasto sulla spianatoia spolverata con la farina bianca (che darà contrasto al pane nero: infatti sarà nero ma bianco fuori) ed impastando ancora un pochino date la forma desiderata (volendo potete fare anche più di una forma). Foderate la placca del forno con l'apposita carta ed adagiatevi la forma di pane. Intaccate la forma con dei tagli a piacere e lasciate lievitare ancora 10/15 min. Infornate a 220° abbassando subito a 200° per 10 min. e poi a 180° per altri 30/40 min.
Saggezza napoletana: 'A femmena pe' l'ommo-addiventa pazza, l'ommo p''a femmena addiventa fesso. (La donna per l'uomo impazisce, l'uomo per la donna rimbecillisce).

mercoledì 6 gennaio 2010

Polpette di zucchine


 Un pò di tempo fa vi ho postato questa ricetta delle polpette con le melanzane: link
Oggi vi posto quella con le zucchine
Ingredienti

600 gr di zucchine
2 uova
80 gr di pecorino
80 gr scamorza grattuggiata

pan grattato
farina
sale e pepe q.b.
olio da frittura (io uso quello di arachidi)


Procedimento
Lavate le zucchine e riducetele in tocchetti. Fatele lessare in acqua bollente e salata per 10/15 minuti. Scolatele, e quando saranno tiepide, mettetele in una zuppiera con il pecorino, la scamorza, le uova, il sale, il pepe e pan grattato. 

Amalgamate il tutto schiacciando con la forchetta le zucchine, se fosse necessario aggiungete pan grattato fino a compattare il tutto e fare un impasto omogeneo (fate attenzione che l'impasto sia piuttosto asciutto). Con le mani cosparse di farina formate le polpettine, passatele nel pan grattato ed adagiatele su di un vassoio che poi riporrete in frigo almeno 20 minuti. 

 








A questo punto potete friggerle, rotolandole con delicatezza nell'olio bollente, per dorarle dapperttutto oppure potete cuocerle in forno a 200° per circa 15/20 min., naturalmente fritte sono molto più buone!! Ricordatevi di salarle ancora un pochino dopo la cottura.

Note: le polpettine possono essere congelate e poi fritte direttamente senza essere scongelate.

Detto napoletano: "La vipera al bue: pur si m'acir semb curnut riest" (La vipera al bue: pure se mi uccidi sempre cornuto resti - Per dire che indipendentemente dalla situazione l'evidenza non cambia).

martedì 5 gennaio 2010

Involtini di pollo con sorpresa

Una ricetta semplice semplice per cucinare in modo diverso il "solito" petto di pollo.

Ingredienti per 3:
tre fette di pollo battute (oppure sottili)
 prosciutto cotto 
3 sottilette
2 zucchine non grandi
burro
sale e pepe


Procedimento
in una padella, con del burro, cuoci per circa 5 min. le zucchine tagliate a tocchetti ed aggiusta di sale e pepe. Batti le fettine di petto di pollo ed adagia su di ognuna di esse: una fetta di prosciutto sufficientemente grande a coprirne tutta la superficie, una sottiletta ed una parte delle zucchine.

 Arrotola a formare degli involtini che fermerai con degli stuzzicadenti. 

Rosola gli involtini nella stessa padella dove hai cotto le zucchine, 



aggiungi un pò di latte e porta a cottura (15/20 min.). 

Aggiusta di sale e servi tagliato a fette bagnando con lo splendido sughetto.
Detto napoletano: "'O ciucc' quand 'o metten' e sold 'n gann' 'o chiammn don ciucc'" (All'asino quando gli mettono i soldi al collo lo chiamano don asino - Ciò vuol dire che i soldi fanno cambiare opinione sulle persone).

Cornettone rustico




Poche parole da buoni intenditori: la ricetta mi è stata data da mia cognata Laura: una donna che di cucina se ne intende!!
Ingredienti
1/2 Kg. di farina 00
100 ml di olio
100 ml di acqua
100 ml di latte
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di sale
1 cubetto di lievito
1 uovo 
(un altro uovo ci servirà per lucidare il rustico)


Per la farcia
150 gr. di prosciutto cotto
150 gr. di provolone piccante (grattuggiato grossolanamente opuure a julienne)


Procedimento
Impastate tutto e poi stendete, su della carta da forno, una sfoglia di forma triangolare allo spessore di circa 1 cm. Aggiungete il prosciutto, spolverate col formaggio e, aiutandovi con la carta stessa, arrotolate partendo dalla base sino ad arrivare all'apice del triangolo. Incurvate le estremità per dare la classica forma di cornetto e lucidate pennellando con l'uovo sbattuto.


 Portate il cornetto rustico insieme alla sua carta sulla placca del forno e lasciate che cresca 1 ora o poco più. Cuocete in forno caldo a 180° per circa 40/45 min. avendo cura di adagiare sul fondo dello stesso un pentolino con dell'acqua.




Note: il ripieno (che potete variare come vi pare) non deve essere steso nella parte alta del triangolo altrimenti fuoriuscirà. 
Un detto napoletano: M' stai purtann p' vic e vicariell" ("Mi stai portando per piccole e piccolissime strade" - Vuol dire: stai deviando il discorso).

Angelica dolce passo passo...


Questo è un dolce che per il suo aspetto, sembra di difficile realizzazione. Se vorrete seguirmi vedrete che non è così...
Ingredienti
535 gr. di farina manitoba (oppure 250 gr. 00 e 250 gr. manitoba)
3 tuorli d'uovo (oppure 2 intere)
120 ml. di latte
75 ml. di acqua
100 burro
80 gr di zucchero
1 cucchiaino di sale
1/2 lievito (o poco più)


Per la farcia:
50 gr. di burro fuso
100 gr. di gocce di cioccolato


Procedimento
In una zuppiera sciogliete il lievito con l'acqua tiepida e poi fatevi assorbire circa 135 gr di farina sino ad ottenere un panetto che lascerete al caldo, nella stessa zuppiera, coperto di pellicola sino al raddoppio (dai 30' ai 60' a seconda della temperatura ambientale). Nel frattempo inserite nel robot gli altri 400 gr. di farina, lo zucchero, i tuorli, il sale ed il latte tiepido. Impastate sino a quando si staccherà dalle pareti (o dalle mani) ed  aggiungete il burro ancora freddo ma schiacciato e staccato a pezzi con le mani (altrimenti aggiungetelo già ammorbidito). Una volta amalgamato l'impasto, aggiungete anche il lievitino preparato in precedenza e formate un nuovo panetto. Mettetelo a lievitare, coperto con la pellicola, sino al raddoppio (1 o 2 ore). Trascorso il tempo rovesciate l'impasto sulla spianatoia e stendetelo direttamente con il matterello, senza più manipolarlo, cercando di dargli la forma di un grosso rettangolo sottile (ma senza esagerare). Pennellate la superficie con del burro liquefatto (ma freddo) e spolverate con le gocce di cioccolato.

 Arrotolate con cura partendo dal lato lungo e poi tagliate a metà, con un coltello grosso, tutto il rotolo senza però staccarne l'apice.



 Sovrapponete fino in fondo i due "pezzi" ottenuti portando il destro sul sinistro (o viceversa) e chiudete a mò di corona cercando di sigillare le estremità in chiusura. 

Adagiate la forma sulla placca del forno rivestita di apposita carta,

 pennellate ancora con burro fuso (come se voleste inzupparlo nelle scanalature) e mettelo a lievitare nel forno già caldo (ma spento) a 50° con anche un pentolino di acqua bollente al suo interno per circa 1 ora. Una volta cresciuto, togliete il dolce dal forno e portatelo a 200°, inserite il dolce e cuocetelo per circa 20/25 min. Spolverate di zucchero a velo.
Note: invece di pennellare nelle scanalature col burro e poi spolverare con lo zuchero a velo, è possibile fare una glassa con 100 di zucchero a velo ed 1 cucchiaio di succo di arancia (o limone); oppure con qualche cucchiaio di albume battuto con tre gocce di limone e zucchero a velo q.b.: in ambo i casi si dovrà ottenere un composto cremoso da poter spalmare sul dolce tiepido (se fate la glassa con l'albume ripassate il dolce in forno per 30 secondi ancora).
Aforisma di proverbio napoletano: "Vai p' aiut' e truov sgarrup" (Cerchi aiuto e "grazie" ad esso peggiora la situazione).

giovedì 31 dicembre 2009

I roccocò


Oltre agli struffoli, ai mustaccioli, ai susamielli e quant'altro, tra i dolci tipici del natale napoletano troviamo i roccocò: un dolce adatto a chi ha denti forti e sani! Come già vi ho descritto nelle altre ricette della tradizione, presenti nel mio blog, anche questo dolce trae le sue origini dalle variegate culture che si sono avvicendate nel corso dei secoli, in questo caso l'influenza è stata francese e spagnola. La parola è  appunto di origine dal francese: "rocaille" per la barocca e tondeggiante forma che ricorda una conchiglia. Il dolce cotto ha una consistenza tale da assomigliare ad una roccia, da qui l'etimologia della parola "Roccia Artificiale", le mandorle bianche poi danno l'idea del marmo. Questi biscotti sono molto aromatici, l'odore che se ne diffonde in cottura nelle case e lungo le strade nel periodo natalizio è inconfondibile e trasporta in un attimo nella magia del Natale.


Ingredienti
1/5 Kg di farina
1/2 Kg di zucchero
cacao a piacere
 (serve a dare il classico colore scuro al biscotto)
una bustina di cannella
una bustina di vanillina
un pizzico di sale
3 o 4 bucce di mandarini tritate
una buccia di arancia grattata
300 gr di mandorle sgusciate ed a pezzi grossi (meglio ancora se tagliate a metà)
3 gr di ammoniaca (oppure 1 cucchiaino di lievito)
1/4 di acqua circa (la consistenza dell'impasto deve essere come quella per i cantucci)
tuorlo d'uovo


Amalgamate tutti gli ingredienti (tranne il tuorlo d'uovo) aggiungendo l'ammoniaca in ultimo e poi formate tanti taralli che sistemerete sulla placca del forno (unta con la sugna oppure rivestita di carta da forno) un pò distanziati l'uno dall'altro. 

Battete leggermente il tuorlo d'uovo e stendetelo per bene, aiutandovi con le mani, sui roccocò. Infornate a circa 180° per 20/30 min.
Se volete conservarli per tanto tempo, una volta cotti rimetteteli in forno a 50° per almeno 1 ora.
Il roccocò, di estrema bontà e durezza può essere inzuppato nel marsala all'uovo, nello spumante o nei vini dolci da pasto.
Aforisma di proverbio napoletano:" 'e voglia 'e mettere rum, chi nasce strunz' nun pò addiventà babbà" (Chi nasce tondo non può morire quadrato).

mercoledì 30 dicembre 2009

Gli struffoli della nonna


Non velocissimo da preparare ma molto semplice da realizzare, è un tipico dolce natalizio napoletano nato, credo  nel XVII sec., nelle cucine dei monasteri femminili delle monache della Croce di Lucca. Le monache conducevano una chiesa ed un Conservatorio per orfane e povere bisognose. Esse divennero famose, oltre che per la loro opera, anche per gli squisiti dolci natalizi e pasquali che erano solite offrire e vendere ai visitatori per il sostentamento delle loro favorite.
Questo antichissimo dolce, il cui nome sembra che provenga dal greco "strongulous" = "corpo tondeggiante", a Napoli viene preparato sempre in abbondanza in quanto vi è l'usanza di regalarne vassoi ad amici e parenti.
Sentendomi particolarmente buona durante queste sante feste, vi farò un grosso regalo: pur essendo molto gelosa, vi svelerò questa ricetta di famiglia, giunta ormai alla terza generazione, ricca di trucchi e particolari per una realizzazione del dolce che spero piacerà anche a chi non vi è avvezzo.
Ingredienti
3 uova intere più un rosso
1/2 dl di olio evo
1 limone
sale
farina che assorbe (circa 400 gr.)
250 gr di miele (circa)
4 - 5 cucchiai di zucchero
confetti: diavoletti, cannellini, argentati
frutta candita: cedro, arancia e cocozzata (parola napoletana che deriva dal latino e che vuol dire zucca)
Nella ricetta degli struffoli NON si usa assolutamente lievito o bicarbonato (ne cambierebbe il sapore e la consistenza), .... so che alcuni lo fanno per rendere più morbide le palline.... ma credetemi: non ce n' è bisogno!! Inoltre la ricetta originale non lo prevede.


Procedimento
Impastate la farina con le uova, l'olio, la buccia grattata del limone, un pizzico di sale e la farina che occorre ad ottenere un panetto sodo che si stacca bene dalle mani. 

Lasciate riposare l'impasto una mezz'oretta e poi ricavatene dei cordoncini più sottili del vostro dito mignolo e tagliate e tocchettini piccoli.

 Mi raccomando fateli piccoli perchè poi gonfieranno in cottura. Friggeteli, pochi per volta, in un mix di olio di arachidi ed olio evo (meglio sarebbe utilizzare tutto olio evo). 

L'olio deve essere ben caldo e profondo, gli struffoli saranno cotti quando assumeranno un bel colore dorato. Tirateli su con la schiumarola e metteteli a scolare su carta assorbente.

 Una volta freddi, potete conservarli e continuare la preparazione il giorno dopo oppure procedere. Preparate il vassoio degli struffoli in questo modo: tagliate a metà il limone che avevate in precedenza grattato, strofinatelo sul vassoio

 e lasciatelo al centro di esso. In una casseruola alta e capiente scaldate il miele con un cucchiaio di acqua e 3 - 4 di zucchero fino a quando vedrete produrre della schiuma (attenzione a non esagerare ed a non far bruciare il miele altrimenti diventerà amaro). 

Versate nel miele gli struffoli e girateli delicatamente con un cucchiaio per alcuni minuti sul fuoco basso fino a far ben insaporire il tutto.

 Prelevate con un grosso cucchiaio gli struffoli dalla pentola e versateli sul vassoio lasciando il limone al centro ciò vi permetterà di ottenere la classica forma col buco al centro ed un leggerissimo retrogusto di limone che darà ai vostri struffoli un sapore unico (credetemi).

 A tale scopo, prima che raffreddino strofinate le vostre mani sempre con lo stesso limone

 e comprimete leggermente gli struffoli per dare forma e sapore al tutto. Cospargete ora il tutto con i confetti: 'e riavulill (i diavoletti: piccoli confettini multicolore), i cannellini (a Napoli chiamiamo così quei confetti bianchi che hanno nell'anima un pò di cannella) e quelli argentati (dovreste aggiungere anche piccoli pezzi di frutta candita ma a noi non piacciono perciò non li vedrete nella foto). 

Quando il tutto sarà freddo eliminate il mezzo limone dal centro e...... voilà!! Aspettate il giorno dopo per mangiarli..... se ce la fate!
Aforisma di proverbio napoletano: "Cu n'uocchio guarda a jatta e cu n'ate frje 'o pesce" (Un occhio al gatto e uno al pesce, quando friggi) 
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